L’arte è sempre stata una continua reinterpretazione. Fin dalle pitture rupestri di Lascaux, gli esseri umani hanno replicato, rielaborato e trasformato gli stili artistici esistenti. È così che si evolve il linguaggio visivo: si prende qualcosa dal passato, lo si mescola con nuove influenze e si crea qualcosa di diverso.
Oggi, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, ci troviamo di fronte a un fenomeno simile: la capacità di strumenti come ChatGPT e le IA generative di riprodurre stili artistici consolidati, tra cui quello iconico di Studio Ghibli. Ma è davvero un problema? Oppure è solo l’ennesima tappa di un processo che l’arte ha sempre seguito?
L’ispirazione non è plagio: il caso del “Miyazaki Style” tra ChatGPT e Studio Ghibli
Se pensiamo alla storia dell’arte, troviamo innumerevoli esempi di artisti che hanno dipinto seguendo uno stile già esistente. L’Impressionismo, il Surrealismo, il Cubismo – tutti questi movimenti hanno avuto pionieri che hanno tracciato la via, ma anche centinaia di altri artisti che hanno seguito e reinterpretato quei linguaggi.
Il cosiddetto “Miyazaki style”, ovvero lo stile artistico reso celebre dai film di Studio Ghibli, non è diverso. Oggi vediamo AI in grado di replicare quell’estetica, proprio come in passato artisti umani hanno cercato di dipingere “alla maniera di”. Ma ciò che rende speciale Il mio vicino Totoro, La città incantata o Principessa Mononoke non è solo lo stile visivo, ma la profondità narrativa, l’anima che permea ogni frame.
L’IA può generare immagini affascinanti, ma può raccontare storie con la stessa intensità emotiva di Hayao Miyazaki?
ChatGPT e Studio Ghibli: il ciclo delle tendenze artistiche
Se pensiamo alle mode artistiche del passato, vediamo che ogni epoca ha avuto il suo fenomeno virale. Qualche anno fa c’era il boom della “Simpsonization”, ovvero la trasformazione di personaggi famosi e persone comuni nello stile de I Simpson. Oggi, grazie all’AI, assistiamo alla “Ghiblization”, ovvero alla reinterpretazione di scene, volti e ambienti con l’estetica tipica di Studio Ghibli.
Questa tendenza, ingigantita dalla semplicità con cui puoi chiedere l’immagine in stile Studio Ghibli a ChatGPT, sta generando migliaia di immagini che imitano lo stile Miazaki con una precisione impressionante. Ma cosa significa davvero?
- Si tratta di un omaggio o di un plagio? L’arte è sempre stata fatta di influenze e reinterpretazioni. Se un illustratore umano dipinge un paesaggio con la poetica di Miyazaki, lo chiamiamo tributo. Se lo fa un’IA, scatta la polemica.
- Questa estetica è destinata a durare? Probabilmente no. Come ogni tendenza, la Ghiblization avrà il suo momento di gloria e poi lascerà spazio a nuovi stili e mode.
- Studio Ghibli ne esce ridimensionato? Assolutamente no. Anzi, se possibile questa ondata di immagini IA sta riaffermando la grandezza dell’originale, dimostrando quanto sia difficile e unico ricreare non solo lo stile, ma l’anima delle sue opere.
Creatività umana vs. IA: cosa resta insostituibile?
La grande domanda è sempre la stessa: l’intelligenza artificiale può davvero sostituire la creatività umana?
Finora, la risposta è no. ChatGPT può scrivere come un autore di narrativa? Midjourney può dipingere come un illustratore con anni di esperienza? Forse possono avvicinarsi, ma manca loro qualcosa di essenziale: l’intenzionalità, l’esperienza, il vissuto emotivo di chi crea arte non solo per imitazione, ma per raccontare qualcosa di nuovo.
Le immagini in stile Ghibli generate dall’IA sono suggestive, ma restano interpretazioni superficiali. Manca il cuore narrativo, quella capacità di costruire mondi che abbiano un significato profondo. Ed è proprio qui che si distingue il vero artista: non nella capacità di replicare uno stile, ma nell’abilità di usarlo per dire qualcosa di unico.
Conclusione: ChatGPT e Studio Ghibli sono davvero in competizione?
L’intelligenza artificiale sta rigirando come un calzino il modo in cui produciamo e fruiamo l’arte, ma questo non significa che possa sostituire la creatività umana. Il fenomeno della Ghiblization è solo l’ennesimo esempio di come le nuove tecnologie si intreccino con la cultura pop, creando tendenze che nascono, esplodono e poi si dissolvono.
Studio Ghibli rimarrà un’icona perché il suo valore non si basa solo sull’estetica, ma sulle storie, sui personaggi e sulle emozioni che trasmette. L’IA può replicare i colori, le linee, la luce soffusa dei suoi sfondi, ma non può catturare l’essenza della sua narrazione.
Quindi, piuttosto che vedere ChatGPT e l’AI come una minaccia, dovremmo forse considerarli per quello che sono: strumenti per espandere la creatività, non per sostituirla. E se la Ghiblization ha riportato l’attenzione su Miyazaki e il suo stile inconfondibile, allora possiamo dire che, ancora una volta, il vero vincitore è l’arte.