Hai mai provato a fotografare gli interni di una stanza e, guardando l’immagine, hai pensato: “Dal vivo era tutta un’altra cosa”? Succede spesso. E non perché tu sia scarso. È che fotografare gli interni non è solo una questione tecnica: è una forma di traduzione visiva. Devi raccontare la luce, la profondità, l’atmosfera. E tutto questo con una fotocamera che – per sua natura – comprime la realtà.
Che tu debba vendere una casa, promuovere una struttura turistica o mostrare un progetto d’arredo, le foto fanno (quasi) tutto il lavoro. Ecco perché vale la pena farle bene.
Ti porto dietro le quinte.
L’attrezzatura giusta (spoiler: non serve un’astronave)
Partiamo da qui. Ti serve un corpo macchina decente, sì. Ma più di tutto servono gli accessori giusti. Te lo dico dopo aver fotografato dai monolocali agli showroom di design:
- Obiettivo grandangolare: ti fa entrare più spazio nello scatto senza deformare come uno specchio del luna park.
- Treppiede: è il tuo migliore amico. Niente mosso, niente ISO alle stelle.
- Autoscatto o scatto remoto: ti salva da quelle micro-vibrazioni che rovinano tutto quando pensi “vabbè, clicco io tanto non si muove niente”.
- Luce aggiuntiva (ma discreta): pannelli LED o flash con diffusori, per schiarire senza “bruciare” l’ambiente.
La luce: il segreto di tutto
Una volta ho scattato per un albergo in Sicilia. Bellissimo. Ma la stanza più fotografabile aveva una finestra enorme… esposta a sud. Tradotto: sole a picco e ombre ovunque. Soluzione? Scatto alle 9 del mattino, tenda semiaperta per ammorbidire la luce, un LED nascosto dietro la porta per compensare le ombre.
Il trucco è sempre lo stesso: non lottare con la luce, accompagnala.
Ecco qualche dritta:
- Giornata nuvolosa? Perfetta. La luce è morbida e uniforme.
- Sole diretto? Usa tende o attendi un’ora migliore.
- Bilancia sempre l’interno con l’esterno: se fuori c’è il sole e dentro è in ombra, ti serve una doppia esposizione o un HDR fatto bene.
Le impostazioni che ti salvano (anche se sei di fretta)
Ti serve un file che regga la post-produzione. Quindi:
- RAW sempre: se sbagli esposizione o bilanciamento del bianco, puoi recuperare.
- Diaframma f/8 – f/11: ti assicura nitidezza e profondità.
- ISO bassi (100-400): altrimenti il rumore rovina tutto.
- Tempi lenti? Nessun problema, se hai il treppiede. Anzi: sfruttali.
La composizione: dove nasce la foto davvero
Puoi avere la luce giusta e le impostazioni perfette… ma se inquadri male, tutto il resto crolla.
- Occhio alle linee: dritte. Sempre. Se non lo sono, correggi in post.
- Altezza di scatto? Tra 100 e 140 cm. Troppo in alto o troppo in basso, e perdi proporzione.
- Ordina lo spazio: togli cavi, sedie spaiate, bottiglie d’acqua lasciate dal cliente.
- Alterna angolazioni: scatti frontali per chiarezza, diagonali per dinamismo, dettagli per emozionare.
Un cliente una volta mi disse: “Sembrava la casa dei sogni. Poi mi sono accorto che era la mia”. Era solo questione di composizione.
Post-produzione: la fase zen
Non serve stravolgere. Basta poco:
- Bilanciamento del bianco → fondamentale per non avere muri “giallini” o finestre azzurre.
- Contrasto ed esposizione → rendono l’immagine più viva.
- Correzione prospettica → elimina l’effetto “torre di Pisa”.
- Unione esposizioni multiple → utile quando hai finestre molto luminose e interni scuri.
In sintesi (ma non troppo)
Fotografare gli interni è un mix di tecnica, pazienza e occhio. È un lavoro di precisione, ma anche di sensibilità. Perché non stai solo mostrando uno spazio: stai raccontando un’atmosfera, un’idea, una promessa.
Se stai pensando di valorizzare davvero i tuoi ambienti – che sia una casa in vendita, un appartamento su Airbnb o un hotel da far sognare – ti posso aiutare.
🎯 Scrivimi e raccontami il tuo spazio. Ti dirò come lo vedo io, prima ancora di prendere in mano la macchina fotografica.